Re Carlo III d’Inghilterra possiede qualcosa a cui nessuno può accedere. Chi va contro questa regola potrebbe avere delle sanzioni penali.
Secondo quanto riportato sul sito focus.it pare che Re Carlo d’Inghilterra possieda tutti i cigni del Regno Unito. In realtà c’è una storia dietro che risale ai tempi del Medioevo.
A dare una spiegazione ci ha pensato David Barber, lo Swan Marker (marcatore di cigni), che ha lavorato per tanto tempo accanto alla Regina Elisabetta II.
Adesso lavora per conto del Re ed ha riferito che cacciare un cigno reale è un gesto illegale. Chi trasgredisce il regolamento sarà costretto a pagare delle sanzioni penali. In passato la pena era essere imprigionati e giustiziati nella famosa Torre di Londra.
David Barber è partito dal Trecento fino per arrivare ad oggi per spiegare l’esistenza di questa usanza e di come siano cambiate le cose nel corso del tempo.
Re Carlo III, una storia che ha le radici nel passato
“Il Re detiene il diritto di rivendicare la proprietà di qualsiasi cigno che nuoti in acque aperte, senza contrassegno: è un’antica prerogativa reale”, ecco come ha esordito. Il tutto risale al XII secolo per permettere ai sovrani di organizzare dei banchetti in occasione di grandi eventi, perciò dovevano avere una grande quantità di carne a disposizione. Non a caso negli antichi ricettari c’erano tante ricette e quella più richiesta riguardava il cigno proveniente dal Tamigi.
A partire dal Trecento la carne del cigno era molto ricercata per preparare dei piatti degni di chi apparteneva a un elevato rango sociale. D’altronde in quel periodo si pensava che un uomo benestante dovesse nutrirsi di quello che stava alto in natura, come appunto questi volatili. A partire dal Quattrocento sui becchi veniva inciso un simbolo che indicava l’appartenenza a una determinata casata. A tal proposito è importante la figura Swam Master (guardiano dei cigni).
La vera svolta avvenuta secoli dopo
Lo Swan Master verificava i marchi presenti sui becchi dei cigni. Quelli tipici della famiglia reale inglese lasciavano intendere che nessuno poteva toccarli. Sulle tavole il cigno è stato presente fino all’Ottocento fino a quando la moglie di Eduardo VII, la Regina Alessandra di Danimarca, decise di abolire questa tradizione.
Ad oggi non si mangia la loro carne e non si utilizza più il marchio sul becco, bensì un anello dotato di microchip a una zampa dell’animale. In questo modo gli esperti del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge osservano costantemente il loro stile di vita per tutelarli.