“Se domani non torno, distruggi tutto” di Cristina Torre Cáceres: Poesia che riflette sulle emozioni e la fragilità umana

“Se domani non torno, distruggi tutto”: la poesia di Cristina Torre Cáceres

Giulia Cecchettin, una giovane di 22 anni originaria di Vigonovo, Venezia, è diventata la triste protagonista del 105° femminicidio, dopo essere stata brutalmente uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta.

La notizia del ritrovamento del cadavere ha scatenato una serie di reazioni sui social network, con numerosi post che si sono diffusi in massa.

In segno di solidarietà e sostegno alla famiglia della vittima, molti utenti hanno condiviso i versi di Cristina Torre Cáceres, una nota artista e attivista peruviana. Anche Elena, la sorella di Giulia Cecchettin, ha citato questi versi su Instagram e durante un intervento in diretta alla trasmissione “Diritto e rovescio”, dicendo: “Per Giulia bruceremo tutto.

Ecco il testo completo della poesia:

“Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).
Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucía).
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.
Ma, per carità, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.
Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti perché possano urlare più forte di me.
Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.”

Questi versi, scritti da Cristina Torre Cáceres, esprimono il dolore e la rabbia di fronte alla violenza di genere. Sono parole potenti che cercano di dare voce alle vittime e di sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema così diffuso e devastante. La poesia è un grido di denuncia e di speranza, un invito a combattere per un mondo in cui le donne possano vivere libere e senza paura.


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