Scomparsa a Firenze: Le piste dell’indagine sulla bimba Kata

La Procura di Firenze sta indagando su un possibile caso di sequestro di persona a scopo di estorsione che coinvolge la scomparsa di Mia Kataleya Chiclo Alvarez, una bambina di cui non si hanno più notizie dal primo pomeriggio del 10 giugno scorso. Le autorità stanno considerando diverse ipotesi, tra cui quella che il sequestro possa essersi concluso tragicamente con la morte della piccola e la dissimulazione del suo corpo. Si ritiene che il cadavere potrebbe essere stato nascosto all’interno dell’ex hotel Astor a Firenze o portato via in un borsone.

Gli investigatori stanno anche valutando la possibilità che la bambina sia stata rapita per errore o portata all’estero, magari in Perù. A tal proposito, è stata avviata una rogatoria internazionale per condurre indagini nel paese sudamericano. Le indagini sono condotte dalla Direzione distrettuale antimafia, guidata dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli, e i carabinieri sono responsabili delle indagini.

L’ultimo sviluppo in questa vicenda, che è iniziata più di tre mesi fa, riguarda cinque sospetti, tutti ex occupanti abusivi dell’hotel. La Procura ha disposto accertamenti tecnici irripetibili per verificare la presenza di materiale biologico o genetico e per estrarre eventuali profili del DNA da borse, trolley e rubinetti delle stanze dell’ex hotel Astor. Questi campioni saranno poi confrontati con il DNA della piccola vittima scomparsa nel nulla. Tre di questi sospetti sono stati ripresi dalle telecamere mentre uscivano dall’hotel Astor il 10 giugno, rispettivamente con un borsone e due trolley che, per dimensioni, avrebbero potuto nascondere la bambina. Gli stessi oggetti sono stati utilizzati anche il 17 giugno durante lo sgombero dell’edificio.

Gli altri due sospetti occupavano tre stanze diverse, e nei rubinetti dei bagni sono state trovate tracce di presunta sostanza ematica durante una perquisizione effettuata l’11 giugno, un giorno dopo il sequestro di Kata.

Nei prossimi giorni, i carabinieri effettueranno scavi più approfonditi nell’ex albergo alla ricerca di possibili tracce della bambina. Questa ricerca sarà ancora più invasiva rispetto alle precedenti, e comporterà lo spostamento di detriti e rifiuti accumulati a causa dei danneggiamenti provocati dagli ex occupanti e delle ispezioni precedenti. Le telecamere pubbliche e private che puntano sull’edificio di via Maragliano non hanno mai ripreso Kataleya uscire dall’ex albergo occupato da diverse famiglie sudamericane e romene.

Ci sono solo due brevi immagini che mostrano Kata il pomeriggio del 10 giugno dopo le 15: la prima la ritrae affacciarsi dal cancello dell’Astor insieme ad altri bambini e poi rientrare all’interno; la seconda la mostra camminare sulle scale esterne dell’edificio circa un quarto d’ora dopo.

Le indagini condotte dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dai pubblici ministeri Christine von Borries e Giuseppe Ledda hanno portato anche a una rogatoria per estendere le indagini in Perù. La Procura desidera interrogare 13 peruviani che potrebbero avere informazioni utili sul rapimento di Kataleya o su altre piste legate alla sua scomparsa. Tra di loro ci sono uno zio paterno della bambina, detenuto in un carcere di Lima, e un trafficante recluso nello stesso penitenziario, ma che nel 2022 viveva a Firenze. Una delle ipotesi, avanzata dallo zio di Kata e poi riferita dal padre, suggerisce uno scambio di persona: i sequestratori avrebbero preso la bambina sbagliata. Secondo questa versione, Kata sarebbe stata poi portata in Perù, ma non ci sono prove a sostegno di questa teoria.

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