Recensione Fargo 5: Nuova stagione con Juno Temple e Jon Hamm – Tutto ciò che devi sapere

Noah Hawley: Fargo potrebbe continuare all’infinito

Noah Hawley, creatore della serie Fargo, ha recentemente dichiarato che potrebbe continuare a produrre nuove stagioni quasi all’infinito. La bellezza delle antologie, ha spiegato, è che permettono di utilizzare un marchio senza consumare eccessivamente i personaggi, offrendo loro un loop infinito di eventi e tragedie. Con otto o dieci episodi, tutto diventa incredibilmente semplice.

Tuttavia, alcuni potrebbero obiettare che la serialità è un’altra cosa e che spesso è difficile arrivare alla fine di una stagione di un’antologia senza sentirsi appagati, sapendo che la storia non proseguirà e che non è possibile affezionarsi ai personaggi. Le antologie funzionano solo se gli autori hanno sempre qualcosa di nuovo da raccontare, pur mantenendo lo stesso tema di fondo. Ryan Murphy, nonostante le difficoltà, è riuscito a creare un vero e proprio impero di antologie, invadendo le piattaforme con stili simili ma tematiche diverse. Anche Noah Hawley è riuscito nell’impresa con Fargo (anche se Legion rimane il suo miglior prodotto). Con la quinta stagione, è tornato ai fasti delle origini, con personaggi estremi, situazioni estreme e una profonda analisi della società.

Fargo 5: l’incubo della frontiera

La quinta stagione di Fargo, prodotta da MGM Television (una società Amazon) e FX Productions, ci porta nuovamente nel mondo mutevole della serie, questa volta nel 2019 tra Minnesota e North Dakota, due stati che di solito non sono al centro dell’attenzione nella serialità tradizionale. Siamo nel profondo degli Stati Uniti, in quelle realtà che un tempo erano fortemente industrializzate ma che oggi sono in profonda crisi. Luoghi in cui si spara prima di ragionare e la legge del più forte è sempre quella che prevale. Persino una festa scolastica può finire con l’intervento della polizia. Ed è così che Dot, apparentemente una persona tranquilla, finisce coinvolta nel sistema, braccata dagli scagnozzi del suo ex, lo sceriffo del North Dakota, Roy Tillman.

In piena era trumpiana, Hawley ci mostra un’America profonda, in cui convivono personaggi estremamente borderline, realistici nonostante sembrino totalmente irreali e surreali. Dot, fuggita dal mondo di Tillman e dai suoi scagnozzi, ha trovato un uomo tranquillo e anonimo con cui costruire una famiglia. Ma questa madre di periferia nasconde un segreto profondo e delle abilità che farebbero invidia a Kevin di “Mamma ho perso l’aereo”. L’unica persona che sembra davvero capirla è sua suocera, interpretata magnificamente da Jennifer Jason Leigh. Matriarca di una ricca famiglia, ama le armi e vive secondo le sue regole. Proprio come lo sceriffo Tillman.

La quinta stagione di Fargo sarà disponibile su Sky e NOW dal 22 novembre, in contemporanea con gli Stati Uniti (dove verrà trasmessa su FX e HULU, ma è una produzione MGM). È un manifesto politico che ci mostra un’America selvaggia. Come da tradizione di Fargo, i poliziotti si dividono tra i vertici incapaci e complici e gli agenti abili ma impotenti, vittime di giochi più grandi di loro. In questa stagione, Hawley si sofferma sull’azione e la provocazione, con scene ambigue e metaforiche avvolte nel mistero. È una stagione ancestrale che mostra all’elite del paese e del mondo le viscere del popolo, di coloro che non hanno molti abbonamenti e spesso guardano solo la tv locale. Sono realtà a tratti sconosciute ma tremendamente realistiche.

La violenza come normalità

Fargo ci porta in un mondo in cui la violenza è la normalità, un modo per dominare gli altri e mostrare la propria virilità. Gator, interpretato da Joe Kerry, figlio di Roy, non conosce altro mondo se non quello del padre. Ottenere la sua approvazione è un obiettivo irraggiungibile. Non sarà mai all’altezza del padre e lui non farà mai nulla per dimostrargli il contrario. Dot farà di tutto per mantenere l’equilibrio nella sua vita. Anche se nelle prime quattro puntate che abbiamo visto in anteprima non viene detto esplicitamente, sicuramente c’è molto del rapporto tra Roy e Dot che dobbiamo ancora scoprire. Juno Temple e Jon Hamm sono semplicemente perfetti. E bastano loro due per giustificare la visione.


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