L’aborto in Messico non è più un reato: le donne non saranno più punite

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La Corte Suprema del Messico ha depenalizzato l’aborto in tutti e 32 gli Stati del paese, invalidando articoli e parti normative del Codice penale federale che prevedevano il carcere per le donne che si sottoponevano all’interruzione di gravidanza. La sentenza, votata all’unanimità dai 11 membri della Corte, ha effetto retroattivo e dovrà essere rispettata da tutte le autorità giurisdizionali e amministrative. Questa decisione costituisce una grande vittoria per gli attivisti per i diritti riproduttivi in Messico e si inserisce in un contesto di progresso per i diritti delle donne in America Latina.

Finora, 12 dei 31 Stati del Messico hanno depenalizzato l’aborto, e questa sentenza apre la strada per ampliare l’accesso alla procedura per tutte le donne del paese a maggioranza cattolica. In molti paesi dell’America Latina, la Chiesa cattolica continua ad avere una forte influenza e l’aborto è limitato o vietato. La sentenza messicana segue l’Argentina, che ha legalizzato l’aborto nel 2020, e la Colombia, un paese altamente conservatore, che ha seguito l’esempio due anni dopo.

Questa decisione è stata resa possibile grazie agli sforzi del Gire, un’organizzazione per i diritti riproduttivi con sede nella capitale, che ha portato avanti il caso giudiziario contro lo Stato come parte di una campagna di riforma durata anni. Le donne messicane hanno festeggiato sui social media utilizzando emoji a forma di cuore verde, simbolo del movimento femminista dell’America Latina.

Tuttavia, la sentenza non depenalizzerà automaticamente l’aborto nella legge del paese. Sarà necessaria l’approvazione di una legge di accompagnamento da parte delle due camere del Congresso messicano per eliminare l’aborto dal codice penale. Questo processo potrebbe richiedere tempo, come è stato per la legalizzazione della marijuana nel 2018, che è stata ratificata ufficialmente solo nel 2021.

Nonostante ciò, la sentenza garantirà l’immunità penale per le donne che cercano di abortire e per i medici e gli infermieri coinvolti nella procedura. Questo rappresenta un importante passo avanti per le femministe messicane, che continuano a lottare contro alti tassi di femminicidio, violenza sessuale e violenza domestica nel paese.

Questa sentenza segna anche una maggiore separazione tra il Messico e gli Stati Uniti, il cui sistema giudiziario ha scelto di abolire il diritto federale all’aborto lo scorso anno. Questa decisione ha permesso ai singoli stati di vietare l’aborto e di criminalizzare le donne e i professionisti medici che forniscono la procedura. Diversi stati americani hanno già adottato leggi che vietano l’aborto già a sei settimane di gestazione. Questo ha portato molte donne a cercare assistenza medica in Messico.

Infine, l’articolo sottolinea che in Italia si sta assistendo a un percorso inverso rispetto ad altri paesi dell’America Latina e agli Stati Uniti. Nonostante l’aborto sia legale in Italia grazie alla legge 194, sono necessari aggiornamenti, soprattutto per affrontare gli alti tassi di obiezione di coscienza che ostacolano l’accesso all’aborto in alcune regioni. Le forze politiche conservatrici sembrano essere contro la tutela di questo diritto, che viene continuamente attaccato dalle associazioni pro-vita.

In conclusione, la decisione della Corte Suprema del Messico di depenalizzare l’aborto in tutto il paese rappresenta un importante progresso per i diritti delle donne. Tuttavia, è necessario un processo legislativo per trasformare la sentenza in una legge concreta. Questa decisione marca anche una separazione tra il Messico e gli Stati Uniti, dove si assiste a un’erosione dei diritti riproduttivi delle donne. In Italia, invece, non si sta facendo progresso per garantire l’accesso all’aborto in modo adeguato.

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