La Thailandia sembra intenzionata a ritornare sui suoi passi e a limitare il processo di legalizzazione della cannabis

Ecco cosa sta succedendo nel Paese del Sud Est asiatico che, prima di tutti, si è impegnato nella liberalizzazione della pianta

È noto che in Italia la coltivazione della cannabis sia illegale, anche a partire da prodotti il cui acquisto è lecito, come le semenze di marijuana da anni disponibili negli shop italiani, come le semenze di marijuana da anni disponibili negli shop italiani (vedasi, ad esempio, le varie tipologie di semi femminizzati, come quelli di Sensoryseeds, e-commerce specializzato nel settore), ma solo per uso collezionistico.

È altrettanto noto, però, che sempre più Paesi si stanno aprendo alla legalizzazione di questa sostanza, seguendo un trend che sembra ben direzionato verso il progressismo. Basti pensare a Malta, oppure ai numerosi Stati USA che hanno introdotto normative estremamente liberali in materia.

La Thailandia, però, che sembrava in procinto di percorrere questa strada fino in fondo, di recente sembra seguire una direzione opposta, rivedendo la propria posizione dopo una prima apertura.

Vediamo la vicenda in dettaglio nel seguente articolo.

Thailandia e cannabis: una legalizzazione a metà?

Negli ultimi anni, la Thailandia ha compiuto passi significativi nella riformulazione delle sue politiche sulla cannabis, oscillando tra la liberalizzazione e la restrizione, in un contesto in cui le decisioni politiche si intrecciano con le dinamiche sociali e sanitarie.

Nel 2022, il Paese ha sorpreso molti osservatori internazionali, rimuovendo la cannabis dall’elenco delle sostanze narcotiche, legalizzandone la coltivazione e la vendita e depenalizzandone l’uso a scopo terapeutico. Le varietà interessate da questo cambiamento si limitano, però, esclusivamente a quelle con un contenuto di THC (il principale composto psicoattivo della pianta) inferiore allo 0,2%.

Per quanto riguarda l’uso ricreativo, però, la situazione rimane decisamente più complicata: da un lato, l’esame della normativa in questione sembrerebbe non vietarlo esplicitamente. Dall’altro, però, le autorità hanno sempre teso a specificare come l’unica modalità di utilizzo sia quella a fini medici e che l’uso ricreativo sia ancora vietato, specialmente in pubblico. A questo proposito le forze dell’ordine thailandesi hanno più volte affermato che chiunque venga sorpreso a fumare cannabis in pubblico rischia di essere accusato di ‘creare un disturbo olfattivo’ ai sensi della legge sulla salute pubblica, rischiando una multa di 25 mila baht (equivalenti in base al cambio attuale a poco meno di 650 euro) e fino a tre mesi di reclusione.

Recentemente, però, il governo thailandese si è mostrato intenzionato a rivedere i passi in avanti compiuti fino ad oggi in direzione proibizionista. In particolare, è stata presentata una proposta di legge che prevede multe fino a 60.000 baht (circa 1.550 euro) per l’uso ricreativo di cannabis e pene detentive e multe ancora più severe per la vendita a scopi non medici

Va precisato che il disegno di legge in questione non propone la riclassificazione della cannabis come narcotico, ma impone comunque regole più rigide per la concessione di licenze per la coltivazione, la vendita, l’esportazione e l’importazione della sostanza, rappresentando un significativo ostacolo per l’industria emergente.

Un’industria in rapida espansione che corre il rischio di essere azzoppata

La decisione del 2022 di legalizzare la coltivazione e la vendita di cannabis, seppur con rigide restrizioni, ha innescato una significativa attività economica, segnando l’ascesa di un’industria emergente con un potenziale di crescita notevole.

La liberalizzazione ha permesso a privati e aziende di coltivare e vendere la sostanza per scopi medici, creando opportunità di reddito in un settore prima inesplorato. Dal canto suo, il governo, mostrando un sostegno attivo, ha distribuito circa un milione di piante di cannabis gratuitamente, incentivando la partecipazione dei cittadini e delle aziende in questa nuova industria. Questo ha stimolato l’interesse sia al livello locale sia internazionale, attirando investitori e promuovendo una nuova frontiera economica.

Tuttavia, la recente proposta di legge che mira a colpire in maniera ancora più dura l’uso ricreativo della cannabis, con sanzioni severe per il suo utilizzo e la vendita a scopi non medici, costituisce un potenziale pericolo per l’industria emergente. Queste restrizioni, se attuate, potrebbero limitare la crescita economica del settore, influenzando direttamente i coltivatori, i dispensari e le numerose aziende legate all’agrofarmaco che hanno prosperato sotto la legislazione attuale.

Inoltre, le proposte per regole più severe sulla concessione di licenze per la coltivazione, la vendita, l’esportazione e l’importazione potrebbero imporre ulteriori ostacoli burocratici e finanziari, rischiando di soffocare il rapido sviluppo dell’industria tailandese della cannabis.

Altre considerazioni sul dibattito in materia di legalizzazione della cannabis in Thailandia

L’evoluzione della legislazione sulla cannabis in Thailandia ha suscitato un vivace dibattito sociale e culturale, riflettendo le diverse e talvolta contrastanti prospettive della società.

Inizialmente, l’iniziativa del governo è stata vista come un passo audace e progressista, segnando un importante cambiamento nella percezione della cannabis nel Paese. Questa iniziativa ha stimolato un interesse pubblico crescente e ha portato a una maggiore accettazione della cannabis come prodotto agricolo e medicinale. Tuttavia, le restrizioni sull’uso ricreativo e le recenti proposte per il suo divieto hanno generato controversie e dibattiti. Mentre alcuni sostengono che queste misure siano necessarie per proteggere la salute pubblica e mantenere l’ordine sociale, altri le percepiscono come un passo indietro nel progresso verso una società più liberale e aperta.

Anche al di là del dibattito sulla recente proposta di legge, c’è da dire che, nonostante l’uso ricreativo rimanga ufficialmente proibito, la realtà sul campo dimostra una situazione decisamente più sfumata. Molti prodotti e comportamenti che dovrebbero essere considerati come illeciti vengono tollerati, specialmente nei luoghi turistici, dove l’uso di cannabis da parte dei turisti è diventato una vista comune, nonostante il rischio di sanzioni legali​.

Ma d’altronde non va dimenticato quanto lo sdoganamento della cannabis si inserisca in un progetto più ampio di promozione del turismo nel Paese: la legalizzazione, infatti, ha coinciso esattamente con la riapertura delle frontiere post-pandemia, presentando un’opportunità unica per la Thailandia di attrarre visitatori da tutto il mondo. Di conseguenza ci sembra difficile immaginare che un eventuale ritorno al proibizionismo del Paese possa interessare anche le zone turistiche più battute.