La sfida tra Jack Ryan e Una notte da Leoni: un confronto esplosivo

Una serie tamarrissima per chi cerca un Natale di tranquilla violenza

Fra le molteplici angolazioni da cui valutare un prodotto culturale o di intrattenimento, una delle più rilevanti è la sua funzione. Un prodotto viene creato per soddisfare un determinato bisogno e, pertanto, è importante valutarlo in base a tale intenzione, per capire se il bisogno era effettivamente presente e se è stato appagato.

Obliterated, la serie di Netflix creata dal team di Cobra Kai (Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald), si presta particolarmente a questa riflessione, in quanto è un’opera stravagante e volutamente trash, pensata per chi cerca proprio questo tipo di intrattenimento.

La consapevolezza è il filo conduttore di questa serie. Il sottotitolo italiano, “Una notte da panico”, suggerisce il formato dell’opera: otto episodi che raccontano una singola notte a Las Vegas, in cui una squadra speciale formata dai migliori soldati deve sventare la vendita e l’esplosione di una bomba nucleare nella città del peccato.

Il fulcro della storia non risiede tanto nella difficoltà dell’operazione, che sembra essere risolta fin dalla prima scena del pilot, ma nel fatto che, quando la missione si rivela ancora aperta, i protagonisti si trovano costretti a tornare in azione dopo essersi abbandonati a festeggiamenti e aver fatto uso di alcol e droghe.

Così, la trama si trasforma in una versione distorta di Mission: Impossible, in cui la professionalità viene messa da parte, le questioni personali emergono senza filtri e fermare i terroristi diventa un circo di pallottole, battute volgari e allucinazioni da LSD.

La funzione e le dichiarazioni di intenti

Basta poche inquadrature per comprendere il tipo di intrattenimento che Obliterated offre, anche prima che i protagonisti si dedichino alle feste. Ogni vaga pretesa di realismo viene spazzata via da un’azione esagerata e muscolare, accompagnata da un patriottismo americano quasi isterico che, sebbene autoironico, potrebbe non essere percepito come tale da parte del pubblico.

Durante la festa, Obliterated mostra tutto il suo arsenale di trash: scene di nudo, muscoli, sparatorie e testosterone ovunque.

C’è persino un tentativo di creare una versione maschile dell’inclusività di Netflix: ad esempio, Trunk (Terrence Terrell), che ha nascosto la sua omosessualità dietro un aspetto da guerriero, rivela la sua identità inaspettatamente, dando vita a una serie di battute volgari ma mai offensive. Lo stesso vale per Angela (Paola Lázaro), una cecchina esperta di origine ispanica e lesbica, che, pur rappresentando una casella inclusiva, non dimentica mai di far parte di uno show estremamente esagerato.

Considerando questi intenti dichiarati, bisogna riconoscere a Obliterated la capacità di raggiungerli con grande precisione. L’irritazione inevitabile che alcuni spettatori potrebbero provare di fronte a un’opera così esagerata è il riflesso dell’entusiasmo spensierato di altri che seguono una storia lineare e semplice, ricca di momenti fuori di testa.

Tuttavia, ci sono anche alcuni problemi all’interno del contesto in cui si inserisce Obliterated. Ad esempio, il tentativo di inserire alcune linee romantiche “vere” funziona solo in parte, poiché il tono grezzo della narrazione fatica a lasciare spazio a un’emozione più profonda.

Allo stesso modo, nonostante il ritmo sostenuto, la prima parte della stagione risulta più efficace della seconda, come se la maggior parte delle buone idee fossero concentrate all’inizio per catturare l’attenzione del pubblico, sapendo che anche con un leggero calo non avrebbe abbandonato la serie a metà.

Infine, vale la pena considerare il modo di fruire della serie. Come sempre, Obliterated è disponibile su Netflix con tutti gli episodi, ma questa è una serie che si gusta meglio con calma. Oltre alla curiosità di scoprire come si concluderà, è un’opera che si basa su singoli momenti, invenzioni specifiche, battute maschili e scazzottate. Fare una maratona potrebbe essere troppo, come la differenza tra gustarsi un cioccolatino al giorno per una settimana e mangiarne 26 in sette minuti.

Naturalmente, non stiamo parlando di un capolavoro, ma questo genere, in questa forma, è ancora fresco e il Natale, di tanto in tanto, può essere addobbato con un po’ di violenza (anche se presto tornerà Reacher, e già mi frego le mani…).

Perché seguire Obliterated: è un divertimento esagerato che si vanta di esserlo, e in questo riesce perfettamente.

Perché abbandonare Obliterated: potrebbe superare la vostra soglia di trash accettabile.


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