La “Porta all’inferno” in Siberia: un segnale della crisi climatica che colpisce persone di età compresa tra i 25 e i 60 anni

Nella regione di Yakutsk in Siberia, negli anni ’90, alcuni escursionisti hanno scoperto un enorme cratere con una struttura insolita, da cui provenivano suoni strani. Questo cratere, chiamato “Porta all’inferno”, ha suscitato grande interesse scientifico per la sua espansione continua nel corso del secolo scorso, offrendo informazioni non solo sul passato, ma anche sul futuro.

La storia di questo cratere risale a qualche decennio fa e coinvolge l’intervento umano. Come in altre parti del mondo, la deforestazione indiscriminata nella regione ha causato danni permanenti. In questo caso, la deforestazione ha accelerato la degradazione del suolo, causando un progressivo affondamento del terreno. Questo fenomeno, favorito dalle alte temperature in Siberia a causa del riscaldamento globale, ha portato alla dissoluzione del permafrost, che è stata la causa finale della formazione di questo cratere.

Con una profondità di cento metri, una lunghezza di oltre un chilometro e una forma che ricorda una manta, il cratere di Batagaika, come è noto geologicamente, è chiamato localmente la “porta all’inferno”. Gli abitanti della regione riferiscono di aver sentito suoni sinistri di origine sconosciuta e di aver visto figure spettrali nell’area.

La rapida espansione del cratere di Batagaika genera suoni causati dai movimenti interni del suolo. Tuttavia, molte persone continuano a attribuirli a cause sovrannaturali. La scienza, invece, ha trovato le risposte a questo enigma: i suoni sinistri hanno origine geologica, poiché la rapida espansione di questo cratere provoca questi rumori “sovrannaturali”. Per quanto riguarda le figure spettrali, la liberazione improvvisa di metano può causare cambiamenti nella densità dell’aria che possono apparire come figure di un altro mondo.

Il terreno in questa zona è dominato dal permafrost, uno strato di suolo permanentemente congelato che si trova sotto la vegetazione. Dal 1971, il riscaldamento nell’Artico è stato tre volte più rapido che in altre parti del pianeta, causando la fusione del suolo ghiacciato e favorendo la liberazione di gas serra immagazzinati in esso.

Il cratere di Batagaika è una finestra sul passato, essendo il permafrost più antico della regione e il secondo nell’emisfero settentrionale. Secondo uno studio condotto dall’Università di Sussex nel Regno Unito, la fessura si sta espandendo a un ritmo allarmante a causa del cambiamento climatico: diventa dieci metri più profonda ogni anno. E se l’estate è stata particolarmente calda, potrebbe diventare fino a 30 metri più profonda.

Una ricerca scientifica ha determinato che lo strato di permafrost più antico risale a 650.000 anni fa, suscitando l’entusiasmo di geologi e archeologi per la possibilità di studiare una delle ere glaciali della Terra.

L’affondamento sta portando alla luce sedimenti con resti preistorici inediti fino ad ora, permettendo di ricostruire l’ambiente siberiano di allora. Il suolo del cratere, a circa 100 metri di profondità, contiene gas serra che verranno rilasciati nell’atmosfera man mano che il permafrost si scioglie. Questo aggraverà la crisi climatica.

Si prevede che l’apparizione di queste formazioni geologiche sarà più frequente in futuro, a causa del riscaldamento globale e di una maggiore pressione antropica che potrebbero far scomparire tutto il permafrost. Se ciò dovesse accadere, avremmo davvero aperto un portale all’inferno.

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