Haroun Fall: la sua esperienza di disegnarsi bianco e le implicazioni personali

Haroun Fall: La fine dell’infanzia

Haroun Fall, un giovane attore senegalese di 28 anni, si appresta a interpretare il personaggio di Patroclo in un nuovo spettacolo teatrale. Ma quando parla di questo ruolo, in realtà sta parlando di sé stesso e del momento fulmineo in cui la sua infanzia è finita per sempre.

Da bambino, Haroun ha vissuto per sette anni e mezzo con Ornella e Roberto, i suoi genitori affidatari che lui chiama affettuosamente “mamma” e “papà”. Questi genitori amorevoli gli preparavano la colazione al mattino, lo accompagnavano a scuola e lo supportavano nelle sue attività quotidiane. Haroun li considerava la sua luce, ma tutto è cambiato improvvisamente.

Il padre biologico di Haroun, con cui aveva un rapporto fragile e occasionale, ha deciso di reclamarlo. Dopo essersi risposato con una donna senegalese e aver avuto altri quattro figli, ha ritenuto di essere in grado di prendersi cura anche del suo primogenito. Il Tribunale dei Minori ha acconsentito alla richiesta e Haroun è stato strappato dalla sua famiglia affidataria e trasferito in un nuovo mondo, dove c’era solo il legame di sangue.

Questo cambiamento repentino ha portato alla separazione di Haroun da Ornella e Roberto, che sono stati allontanati per agevolare l’adattamento del ragazzo alla nuova realtà. Haroun ricorda ancora il momento in cui sua madre affidataria lo ha salutato per l’ultima volta: “Mi ha portato nella casa di mio padre, la nuova moglie mi ha preso per un braccio, ha chiuso la porta e ha acceso la radio. Volume al massimo per coprire le mie urla”.

La tristezza e il pianto di Haroun, non consolati, si sono trasformati in rabbia e iperattività. Non si è mai adattato a quella nuova vita: non amava il cibo senegalese piccante che gli veniva imposto, né il fatto che suo padre parlasse solo wolof o francese, lingue che lui non capiva. Inoltre, i metodi educativi del padre erano spicci e violenti: se disobbediva, veniva punito con delle cinghiate, se rispondeva male, gli lanciava una forchetta nell’occhio. Tuttavia, questa situazione è durata solo un anno.

Un giorno, suo padre lo ha portato in un luogo per giocare con altri bambini, ma poi si è allontanato e non è più tornato. Dopo ore di attesa, una suora gli ha detto che avrebbe dovuto dormire lì quella notte. Haroun ha protestato, desiderando tornare a casa da Ornella e Roberto, ma la suora ha insistito sul fatto che sarebbe stato meglio per lui rimanere lì. Così, Haroun è rimasto in quella comunità per un intero anno.

Le sue richieste di contattare i suoi genitori affidatari sono state ignorate e in comunità erano gli assistenti sociali a prendere le decisioni. Haroun descrive la comunità come un “canile per essere umani”, dove i bambini venivano preparati e presentati alle famiglie che richiedevano l’affido o l’adozione. Haroun, essendo più grande degli altri, non era molto ambito e non desiderava essere adottato da nessuno. Ha persino sabotato alcuni incontri con potenziali famiglie, rompendo un televisore. Lui voleva solo la sua famiglia, non un’altra.


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