Giorgia Soleri replica alle critiche sul suo impegno a Venezia: “Non sottovalutate una causa”

L’artista e attivista Giorgia Soleri è stata al centro di polemiche e critiche dopo aver annunciato su Instagram di essere la “prima donna a camminare sul red carpet di Venezia con i peli”. Questa dichiarazione ha suscitato un vivace dibattito sul femminismo e sulle scelte riguardanti il corpo.

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Il corpo femminile e le scelte relative ad esso sono da sempre argomenti centrali nel movimento femminista, che si sviluppa in molti aspetti e significati diversi. La libertà di vestirsi come si desidera, indossare minigonne o non mettere il reggiseno sono tutte battaglie femministe valide. Così come lo è la possibilità di scegliere di non depilarsi, senza dover per questo subire insulti, ingiurie, molestie o ripercussioni nella vita privata e pubblica.

Sminuire una lotta perché “ce ne sono di più importanti” è, oltre che un atteggiamento sbagliato, ciò che il sistema in cui viviamo vorrebbe ottenere. Questo sistema cerca di delegittimare, silenziare, annullare e ridicolizzare le nostre richieste. Vuole farci sentire sempre sbagliate, stupide e frivole, per mantenere il nostro posto nell’angolo. Scegliere di non depilarsi significa ancora infrangere la norma, prendere decisioni consapevoli sul proprio corpo e autodeterminarsi.

Se una donna ha i peli, la società la considera sporca, brutta, indesiderabile, una “lurida scimmia”, e farà tutto il possibile per ricordarglielo, che i peli siano visibili o meno. Le verrà detto di tornare al suo posto o di pagare per aver deciso di uscirne.

Se una donna si depila, si accorcia o si tinge i peli, viene considerata incoerente, ipocrita, falsa e bugiarda. Nonostante la depilazione (o la non-depilazione) non sia una scelta definitiva e l’attivista abbia sempre parlato della libertà di scegliere in ogni modo e momento, le viene detto di tornare al suo posto o di pagare per esserne uscita. Se in una foto i peli sono visibili, le viene detto di nasconderli, nonostante facciano parte del suo corpo. Ma se i peli non si vedono, viene accusata di falsità e ipocrisia. Il messaggio è sempre lo stesso: torna al tuo posto o paga per aver deciso di uscirne.

Se la donna ha peli neri, abbondanti e lunghi, viene giudicata disgustosa, e le viene detto di curarsi. Ma se ha pochi peli, magari chiari e poco visibili, non ha il diritto di parlare dei peli perché non ne ha abbastanza esperienza. Da una parte le dicono che non c’è niente da normalizzare perché “quei peli non sono mica niente”, ma dall’altra le ripetono che dovrebbe depilarsi perché è immonda, orrenda e disgustosa. Le viene detto di tornare al suo posto o di pagare per aver scelto di uscirne.

Dopo tutte queste polemiche, Giorgia Soleri ha deciso di fare un lungo sfogo su Instagram, in cui risponde alle accuse di “finto femminismo”. Ha raccontato di essere stata sotto il fuoco delle critiche e degli attacchi per 48 ore, con il suo corpo analizzato, giudicato e studiato in ogni minimo dettaglio costantemente, giorno e notte. Ha sottolineato che, nonostante la sua affermazione ironica sui peli sul red carpet, sia stata criticata sia quando si vedevano che quando non si vedevano i suoi peli, rendendola così ridicola e ipocrita.

Questo caso solleva importanti questioni sul femminismo, sulle scelte riguardanti il corpo e sul modo in cui la società giudica e critica le donne, indipendentemente dalle loro decisioni. La libertà di scegliere cosa fare con il proprio corpo e di essere accettate senza pregiudizi e giudizi è ancora una lotta che deve essere affrontata e vinta per garantire la vera parità di genere.

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