Exes continue killing after victim’s report: the reasons

Le violenze di genere in Italia continuano a essere un problema endemico, come dimostrano i recenti dati. Nel 2022, sono state uccise più di 90 donne, mentre nel 2021 la cifra si attestava intorno alle 70. Nel 2020, anno in cui si è verificata la pandemia e i lockdown, il numero delle vittime è stato di 74. Nonostante le misure adottate e i codici rossi, non si è registrato un calo significativo di queste cifre allarmanti nel corso degli anni.

Secondo Antonella Veltri, presidente di Di.re., Donne in rete contro la violenza, dietro a questo numero allarmante e alle dinamiche costanti che lo caratterizzano si celano molteplici ragioni. È importante sottolineare che l’80% dei colpevoli sono partner, ex partner o familiari delle vittime, anche se questo dato non è più una novità. L’Italia si posiziona al terzo posto in Europa per il numero assoluto di donne uccise dai propri compagni.

Una delle cause principali di questa situazione è la mancanza di fiducia nel sistema giudiziario. Solo il 27% delle donne che si rivolgono ai centri di assistenza denuncia il proprio aggressore. Il sistema giudiziario italiano è stato più volte condannato dalla Corte europea dei diritti umani per la mancanza di protezione nei confronti delle vittime. È capitato che una donna sia stata giudicata “ostile” semplicemente perché rifiutava di partecipare agli incontri tra il suo ex partner e i figli che hanno in comune.

La protezione delle vittime varia notevolmente a seconda della preparazione delle forze dell’ordine, degli avvocati e dei magistrati coinvolti nel caso. Spesso, il maltrattante ha la possibilità di avvicinarsi alla donna denunciante senza alcuna restrizione, mettendola in pericolo. Non di rado, i violenti vengono condannati a pene brevi o addirittura sospese, consentendo loro di tornare a minacciare la vittima. Le misure precauzionali, come i braccialetti elettronici, spesso vengono rimossi durante il processo, consentendo all’aggressore di ottenere gli arresti domiciliari senza che venga verificato dove si trovi l’ex compagno della vittima.

Tuttavia, la situazione diventa ancora più complessa quando una denuncia non viene presentata affatto o viene ritirata. Dietro ogni rinuncia si nascondono stereotipi perpetuati dalla società, minacce, mancanza di sostegno finanziario e un sistema giudiziario che minimizza i casi. Antonella Veltri sostiene che gli interventi per contrastare la violenza di genere devono essere multidimensionali, prendendo in considerazione tutti questi fattori.

Nonostante il recente disegno di legge per l’avocazione delle indagini sui delitti di violenza domestica o di genere, molti ritengono che ciò non sia sufficiente. È necessario investire sull’educazione all’interno delle scuole, sulla cultura delle famiglie e sulla formazione degli operatori. Le risorse e gli strumenti operativi devono essere messi a disposizione per combattere questo problema diffuso.

Inoltre, è essenziale offrire alle vittime una rete di sostegno più ampia. Attualmente, i ricoveri protetti non sono sufficienti e molte donne finiscono per tornare dai propri aggressori per motivi economici o per la mancanza di informazioni e sostegno da parte delle autorità competenti.

La lotta contro la violenza di genere richiede una rivoluzione culturale che si occupi delle radici profonde di questi comportamenti. Sia uomini che donne devono essere educati a riconoscere la violenza come tale. Sono entrambi vittime di un sistema patriarcale e machista.

In conclusione, la situazione della violenza di genere in Italia è allarmante e richiede un approccio multidimensionale per affrontare le molteplici cause sottostanti. È necessario un impegno congiunto delle istituzioni, della società civile e degli individui per garantire un cambiamento reale e duraturo.

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