Con Perù Mariano Vivanco torna alle sue radici alla ricerca del genius loci di una terra magica

«Perù è una lettera d’amore alla mia terra natale. Culturalmente, geograficamente e spiritualmente, il Perù è complesso e paradossale. Questa esplorazione visiva di miti e realtà passate e presenti abbraccia tre aree geografiche: la costa, gli altopiani e la giungla. Così ho deciso di dipingere il paese su una tela elaborata, audace e ricca, dalle sue, prime e ultime civiltà indigene (da Caral a Inca) alla sua conquista da parte della Spagna. La mia prospettiva, la mia conoscenza e la mia intuizione hanno viaggiato attraverso il tempo isolato per questo viaggio fotografico che raffigura questa grande terra». Così Mariano Vivanco descrive il suo immaginario folk e affettivo esplorando la sua terra per recuperare il vero genius loci di quel territorio latino carico di poesia, colori ed emozioni.

Interprete vibrante e intenso della moda e del mondo del glamour, il grande fotografo, noto a tutti per le magnifiche immagini realizzate nell’arco degli anni per stilisti del calibro di Dolce & Gabbana di cui ha saputo mirabilmente interpretare lo spirito informatore con uno storytelling sempre moderno e affascinante, propone ora, attraverso l’elegante monografia Perù edita da Rizzoli, un avvincente itinerario dell’anima ripercorrendo con il suo obbiettivo luoghi evocativi e figure magiche. La giungla peruviana è stata fonte di ispirazione attraverso le sue mitologie: El Bufeo Colorado, El Chullachaqui e il Diavolo della Flora Rossa, per citarne alcuni. Vivanco ha esplorato anche i santi religiosi, Santa Rosa e San Martin De Porres, nonché il leader della ribellione Tupac Amaru II e sua moglie Micaela Bastidas. Ma torniamo per un momento all’iter personale del grande fotografo nel mondo artistico di cui oggi è uno dei più affermati esponenti. Mariano Vivanco ha viaggiato per il mondo con la sua famiglia fin da piccolo, prima di stabilirsi in Nuova Zelanda all’età di dieci anni. È qui che è nata la sua passione per l’arte e la fotografia. Ispirato dalle scene ritratte nelle opere di Edward Steichen e Horst P. Horst, Vivanco si è trasferito a Londra nel 2000 per intraprendere la carriera di fotografo di moda e il suo primo servizio è finito sulla copertina di Harper’s Bazaar.

Il Perù è stato il grembo ancestrale in cui il maestro della foto di moda ha iniziato a maturare le sue primigenie riflessioni sul mondo, perché la sua terra è stata un po’ la prima finestra sull’esistenza di questo grande e sensibile artista. Da questa bella monografia attraverso un percorso che si dipana su oltre 200 pagine, emerge una certezza: dal Perù oggi c’è tanto da imparare, soprattutto in un mondo effimero e volubile come il nostro dominato dai social media e dai devices digitali in cui la percezione del reale è costantemente volatile e alterata. Per citare lo stesso autore: “La mia infanzia a Lima rimane fondamentale per la mia identità. Durante la mia giovinezza e i primi viaggi, il mio legame con il Perù ha vacillato. Tuttavia, la sensazione sempre persistente di ‘essere peruviano’ non mi ha mai abbandonato. Fin da piccolo sono stato turbato dalle estreme divisioni di classe in Perù: principalmente i ricchi e i poveri, quelli con istruzione e quelli senza. Ho osservato e sentito la triste discordia razziale tra i caucasici metropolitani e i campesinos rurali e gli indios, gli indigeni peruviani. Queste apparenti disuguaglianze erano, e forse sono ancora, alcuni dei nostri peggiori nemici, il nostro malessere nazionale e culturale.

Nel 2009, dopo che mi ero stabilizzato nella mia vocazione, i miei genitori tornarono a Lima. Il Natale in famiglia mi ha dato l’opportunità di riconoscere la mia patria. Le storie che mia madre raccontava sempre nella mia prima infanzia sono riapparsi. I racconti ostentati del nostro sofisticato impero Inca mi hanno riconquistato la mente, dalle grandiose missioni diplomatiche da parte dei nobili militari, alle viscerali leggende di punizioni brutali: se qualcuno mentiva, gli veniva tagliata la lingua; se qualcuno rubava, gli venivano tagliate le mani. Oppure una storia di pura forza umana, quella del leader ribelle del XVIII secolo Tupac Amaru II: nemmeno quattro cavalli riuscirono a farlo a pezzi. Storie della divina bontà di Santa Rosa da Lima e della pia gentilezza di Lima e la pia bontà di San Martino di Porres mi hanno toccato il cuore e l’anima. Oggi il Perù è un’orgogliosa cultura meticcia che unisce sangue Inca e spagnolo. Ciò si riflette nella nostra cucina, che è il cuore dell’orgoglio peruviano. Il nostro patchwork culturale integra anche le culture africana, cinese, italiana e giapponese, solo per citarne alcune. Proprio come nelle relazioni personali, ciò che mettiamo lo riceviamo, credo che la stessa ideologia possa essere applicata ai nostri legami con i luoghi. La riconnessione che ho sperimentato con il mio paese è molto personale, gioiosa e unica.

Niente mi rende più felice che dire che sono peruviano; apprezzarlo, rappresentarlo e amarlo. Sono stati i poteri mistici della terra ad attirarmi indietro, inondandomi di magia, passione ed energia ultraterrena. Questo mi ha dato la forza di portare a termine questo progetto, che sono molto felice e orgoglioso di condividere con voi adesso”. Attraverso la fotografia dunque, Vivanco cattura la storia e il folklore del Perù in modo cronologico, offrendo uno sguardo affascinante sulle diverse civiltà e le mitologie che hanno contribuito a plasmare questa nazione. L’inclusione di elementi mitologici e religiosi, come El Bufeo Colorado e i santi religiosi, aggiunge profondità al progetto mostrando come la storia e la spiritualità abbiano intrecciato il tessuto culturale del Perù nel corso dei secoli. Per tutte le immagini a corredo di questo articolo citiamo il credito ©Peru, Mariano Vivanco, Rizzoli New York, 2023.


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