Scandalo a Andria: donna arrestata per coinvolgimento del figlio minorenne nello spaccio di droga
Nel recente scandalo a Andria, una donna di 36 anni è stata arrestata dai carabinieri per il suo coinvolgimento nell’uso del figlio di 9 anni per recuperare i proventi dello spaccio di stupefacenti gestito dal suo compagno, attualmente recluso per reati legati agli stupefacenti.
Il compagno della donna, già incarcerato dall’estate scorsa per spaccio e detenzione di oggetti illegali, continuava a dirigere l’attività illecita dall’interno del penitenziario. Dopo l’arresto dell’uomo, la donna è diventata il tramite per mantenere attiva l’attività di spaccio e recuperare i debiti derivanti dalle vendite precedenti.
Le indagini condotte dai carabinieri della Sezione Operativa del Comando Compagnia di Andria hanno rivelato che la donna, regolarmente in visita al compagno in carcere, riceveva istruzioni su come agire. Utilizzando il figlio minorenne come copertura, la donna rintracciava i debitori e si occupava del recupero del denaro dovuto.
Il capitano Pierpaolo Apollo, alla guida dell’operazione, ha coordinato attività di intercettazione telefonica e ambientale dei colloqui in carcere. Il monitoraggio dei veicoli tramite sistema di localizzazione satellitare GPS ha svelato il coinvolgimento della donna nel tentativo di recuperare crediti di spaccio.
In particolare, la donna avrebbe “calorosamente avvertito” i debitori e, seguendo le direttive del compagno detenuto, avrebbe coinvolto il figlio minore nelle attività illegali. I carabinieri riferiscono che durante uno di questi incontri con i debitori, uno di essi avrebbe consegnato del denaro al bambino, dicendo: “Tieni Amore, questo è il regalo per te e la mamma, stringi forte forte e vai di sopra”.
Il figlio, nato da una precedente relazione dell’arrestata, è stato affidato al padre dopo l’arresto della madre. Attualmente, la donna si trova nell’istituto punitivo femminile di Trani, mentre il compagno è stato trasferito nel penitenziario di San Severo.
Proteggere i minori coinvolti in attività illecite
Questo sconcertante caso evidenzia il lato oscuro e degradante del coinvolgimento dei minori nelle attività illecite, mettendo in luce la necessità di proteggere la vulnerabilità dei bambini coinvolti in contesti del genere.
È fondamentale che le istituzioni e la società nel suo complesso si impegnino a garantire la sicurezza e il benessere dei minori, creando un ambiente in cui possano crescere al riparo da situazioni pericolose e dannose.
L’utilizzo dei bambini come strumento per scopi criminali è un atto inaccettabile e va contrastato con fermezza. È necessario promuovere una cultura di protezione dei diritti dei minori, sensibilizzando l’opinione pubblica e fornendo risorse adeguate per prevenire e affrontare situazioni simili.
Solo attraverso un impegno congiunto delle istituzioni, delle forze dell’ordine, degli operatori sociali e della comunità nel suo insieme, sarà possibile garantire un futuro migliore per i bambini coinvolti in contesti di criminalità e vulnerabilità.
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