L’anno più caldo di sempre: l’allarme dell’ANBI sulle risorse idriche
Secondo il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, l’anno che stiamo per salutare sarà il più caldo di sempre. Più del 30% dei giorni ha registrato temperature superiori di un grado e mezzo al periodo preindustriale 1850-1900, con picchi anche al di sopra di +2°. Inoltre, in questa seconda decade di dicembre, l’Italia è influenzata dagli effetti dell’anticiclone atlantico, che sta portando stabilità atmosferica e un deciso aumento delle temperature.
I primi sintomi di stress idrico nel centro-sud Italia
Nonostante i corpi idrici godano ancora di buona salute, il rapporto dell’ANBI segnala che nella parte centro-meridionale dell’Italia stanno emergendo i primi sintomi di stress idrico. Questa situazione, unita alla scarsità di neve in diverse zone delle Alpi e dell’Appennino, dovrebbe far scattare un campanello d’allarme. Il deficit di pioggia accumulato negli ultimi 24 mesi interessa ancora ampie percentuali di territorio europeo, così come gli anomali livelli di evapotraspirazione degli ultimi 3 mesi mostrano condizioni finora sconosciute, soprattutto nel bacino del Mediterraneo centro-occidentale.
La necessità di infrastrutture idrauliche per affrontare la criticità
Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), sottolinea che nonostante l’Italia abbia raggiunto una condizione di normalità idrica dopo 3 anni di difficoltà, questa situazione non è stabile. Le condizioni di criticità possono tornare repentinamente a verificarsi, quindi è fondamentale dotare il Paese di infrastrutture idrauliche capaci di gestire situazioni di rischio idrogeologico e di siccità.
La situazione delle risorse idriche in diverse regioni italiane
Analizzando la situazione in diverse regioni italiane, l’ANBI riporta che i grandi laghi del Nord sono tutti abbondantemente sopra la media, con il Lago Maggiore e il Lago di Garda oltre il 90% di riempimento. In Valle d’Aosta, lo zero termico oscilla tra i 3300 e i 3500 metri, mentre le temperature medie sopra i 2000 metri sono in forte aumento. Tuttavia, il manto nevoso si sta assottigliando e si calcolano poco più di 61 centimetri di neve al suolo nella regione.
Nel Piemonte, la situazione è preoccupante con la riduzione della portata dei fiumi, in particolare del Tanaro, che attualmente è ad 1/3 della portata media e addirittura più basso rispetto all’anno scorso. Anche il livello del fiume Po è in calo rispetto all’anno precedente. In Lombardia, invece, la situazione è migliore rispetto alle regioni confinanti, sia dal punto di vista nivale che idrico.
Nel Veneto, l’altezza massima del manto nevoso è stata registrata sulle Dolomiti, mentre i fiumi Adige, Piave e Brenta hanno livelli in calo. In Emilia Romagna si nota una tendenza al rialzo nei bacini appenninici dei fiumi Secchia ed Enza, ma una diminuzione per i corsi d’acqua più occidentali come Trebbia e Taro. La condizione del fiume Reno è decisamente anomala, con una portata solo al 3% della media mensile.
In Toscana, la prima metà di dicembre è stata molto piovosa, ma il periodo di tregua dal maltempo ha fatto scendere i livelli dei fiumi, come il Serchio, il Sieve, l’Ombrone e l’Arno. Nelle Marche, si registra un velo di neve solo su uno dei rilievi della regione, mentre i fiumi subiscono un nuovo calo. In Umbria, i livelli dei fiumi Nera e Chiascio rimangono stabili. Nel Lazio, si registra una decrescita di livello per i laghi della cintura romana e una diminuzione delle portate dei principali fiumi come il Tevere, l’Aniene, il Fiora e il Liri.
In Abruzzo, il mese di novembre è stato più piovoso della norma, ma il manto nevoso è presente solo in poche stazioni di rilevamento. In Molise, il fiume Volturno è ai livelli più bassi degli ultimi anni
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