Di fronte al persistere delle violenze e degli stupri, secondo Tina Marinari, coordinatrice della campagna #IoloChiedo di Amnesty International Italia, è necessario andare oltre la punizione e la repressione e concentrarsi sulla prevenzione, sulla cultura e sull’educazione. Marinari sostiene che in Italia, in questi anni, sia stato fatto molto poco per cambiare la cultura e che sia necessario un impegno politico, sociale, scolastico e familiare. La mancanza di fondi è un altro ostacolo da superare, in quanto il budget per la formazione e l’educazione, menzionato anche nel Codice Rosso, è pari a zero. Amnesty International Italia chiede chiarezza su chi debba occuparsi di queste questioni, con quali risorse e quando partiranno gli interventi.
Secondo l’OMS, nel mondo una donna su tre subisce violenze fisiche e/o sessuali nel corso della sua vita, principalmente da parte di un partner intimo. Il report ‘Donne vittime di violenza’, pubblicato dal dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno lo scorso marzo, rivela che negli ultimi anni gli abusi sono aumentati, passando dai 4.497 del 2020 ai 5.991 nel 2021 (+33% rispetto al 2020).
Per creare consapevolezza e promuovere un profondo cambiamento culturale, Amnesty International Italia ha avviato tre anni fa la campagna #IoloChiedo. L’obiettivo principale è modificare l’articolo 609-bis del Codice penale, introducendo il concetto di “consenso sessuale”. Attualmente, l’articolo considera lo stupro solo in relazione a elementi come la violenza, la minaccia, l’inganno o l’abuso di autorità, senza menzionare la mancanza di consenso. Amnesty International Italia chiede al ministro della Giustizia di adeguare la legislazione italiana ai principi stabiliti dalla Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia oltre dieci anni fa.
Alcuni stati europei si sono recentemente adeguati alle norme internazionali, come la Svizzera e i Paesi Bassi, che hanno introdotto il concetto di consenso sessuale nella loro legislazione. Secondo Marinari, parlare di consenso significa parlare di rispetto e comprendere i limiti fisici e psicologici di ciascuna persona, in qualsiasi momento. Solo con una società civile consapevole sarà possibile invertire la tendenza di questo allarmante fenomeno. Marinari ritiene che sia fondamentale lavorare sull’educazione all’affettività a tutti i livelli, a partire dalle scuole elementari. Attualmente, l’educazione sessuale dei giovani è spesso affidata ai social media, il che può portare a un’acquisizione di conoscenze attraverso fonti non affidabili e contenuti sessuali facilmente accessibili su piattaforme come YouTube e TikTok. Marinari sottolinea che se i giovani non possono discutere di sessualità in famiglia e a scuola, allora la società ha fallito nel fornire adeguate conoscenze in questo campo.
Tuttavia, il cambiamento della legge non è l’unico aspetto fondamentale. Marinari afferma che è necessario combattere i pregiudizi, in quanto la vittimizzazione secondaria delle persone che hanno subito violenza è uno dei problemi più grandi della nostra società. I dati Istat del 2019 rivelano che in Italia è ancora radicato il pregiudizio secondo cui la donna è responsabile della violenza sessuale subita a causa del modo in cui si veste (23,9% degli intervistati) o a causa di alcol o droghe (15,1%). Inoltre, il 39,3% degli intervistati ritiene che una donna sia in grado di sottrarsi sempre a un rapporto sessuale se non lo desidera veramente. Marinari afferma che questi dati agghiaccianti dimostrano che la cultura non è cambiata e che tali pregiudizi possono persino emergere nelle aule dei tribunali. Amnesty International Italia ritiene che sia ir rilevante cosa una persona abbia bevuto, fumato o indossato, ma l’unica cosa che conta è il consenso reciproco nel rapporto sessuale.
Per realizzare il cambiamento culturale necessario, Marinari sostiene che sia fondamentale aumentare gli sforzi nella prevenzione. Negli ultimi anni sono state fatte molte dichiarazioni, ma con pochi risultati tangibili. Per combattere la cultura della violenza sono necessari finanziamenti e interventi nelle scuole e in tutti i luoghi coinvolti nella lotta, per garantire che gli stereotipi non siano presenti in luoghi come le stazioni di polizia o gli ospedali. Marinari sottolinea che è necessario un maggiore impegno da parte del governo. Amnesty International Italia si impegna a promuovere la campagna #IoloChiedo nelle scuole e nelle piazze e a coinvolgere le istituzioni per avviare una revisione legislativa.
Infine, Marinari afferma che un cambiamento radicale è possibile, come dimostrato dai Paesi Bassi, e che il cambiamento desiderato avrà effetti positivi sulla società, sulla cultura e anche nelle aule dei tribunali. Per raggiungere questo obiettivo, si richiede il sostegno di tutti, anche attraverso piccoli gesti come destinare il proprio 5×1000 ad Amnesty International. Marinari chiede di dedicare il 5 per mille alla campagna perché la cultura del consenso possa trionfare su quella dello stupro.
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