Lidia Vivoli, sopravvissuta a un tentato femminicidio a Palermo, racconta la sua lotta per la sopravvivenza.

Lidia Vivoli: una storia di violenza domestica

Lidia Vivoli, una donna coraggiosa originaria di Palermo, ha recentemente raccontato la sua terribile esperienza di violenza domestica nel programma televisivo “È sempre Cartabianca”, condotto da Bianca Berlinguer. Lidia ha subito un brutale attacco da parte del suo ex compagno, che l’ha ridotta in fin di vita. Durante l’intervista, sono state mostrate delle foto che documentano i segni delle ferite subite, lasciando tutti senza parole.

L’aggressione e la lotta per la sopravvivenza

Lidia ha iniziato il suo racconto descrivendo la relazione che aveva con il suo aggressore: “Abbiamo avuto una storia che è durata solo dieci mesi”, ha detto. “Io lavoravo come assistente di volo, mentre lui era disoccupato. Dopo un po’, ho iniziato a notare dei segnali che qualcosa non andava, ma non avrei mai immaginato cosa sarebbe successo. Gli ho chiesto semplicemente di trovare un lavoro, dato che non potevo più sostenere economicamente entrambi. Lui, che si era trasferito a casa mia, mi ha risposto che sarebbe tornato a casa sua.”

La notte dell’aggressione, mentre Lidia dormiva, il suo ex compagno l’ha attaccata brutalmente. “Mi ha colpito alla testa con una bistecchiera in ghisa, mi ha accoltellato con delle forbici e mi ha soffocato con il filo del ventilatore e dell’abat-jour”, ha raccontato Lidia. Nonostante le ferite gravi, Lidia ha combattuto con tutte le sue forze per sopravvivere.

La fuga e il processo

Dopo un’agonizzante lotta di due ore e quarantacinque minuti, Lidia è riuscita a convincere il suo aggressore ad andarsene. Una volta sola, ha chiamato immediatamente i soccorsi e sua madre. È stata portata d’urgenza in ospedale, dove è stata salvata in extremis.

Successivamente, Lidia ha affrontato il processo contro il suo aggressore. Durante il processo, è emerso che l’uomo aveva già avuto comportamenti violenti in passato. Lidia ha rivelato che durante l’interrogatorio le sono state fatte domande umilianti e offensive: “Mi hanno chiesto se ero una prostituta e se avevo tradito mio marito”, ha detto Lidia indignata. Queste domande non solo hanno ferito la sua dignità, ma hanno anche messo in discussione la sua credibilità come vittima.

La lotta per la giustizia e la consapevolezza

Lidia ha sottolineato l’importanza di non arrendersi e di non avere paura di denunciare. Ha espresso la sua solidarietà verso le donne che vivono situazioni di violenza domestica e che temono di testimoniare in tribunale. “Non dobbiamo arrenderci”, ha detto Lidia con determinazione. “La paura deve darci la forza di andare avanti a testa alta, perché noi siamo cittadini onesti e perbene”.

Infine, Lidia ha condiviso la sua opinione sulla rieducazione degli aggressori: “Questi uomini non pensano di essere violenti, pensano di essere giusti. Sono convinti che la colpa sia nostra”, ha affermato. Lidia ha concluso il suo racconto con un messaggio di speranza e di consapevolezza, invitando le donne a non tacere e a cercare aiuto per porre fine alla violenza domestica.

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