La lotta di Elena Cecchettin
L’omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso profondamente la società, facendo finalmente emergere la voce delle donne stanche di una cultura patriarcale tossica e assassina. È giunto il momento di dire basta e di alzare la testa, superando il semplice minuto di silenzio. È tempo di “bruciare tutto”.
A guidare questa battaglia è Elena Cecchettin, sorella di Giulia. Purtroppo, alcuni hanno tentato di screditarla definendola portatrice di messaggi satanisti a causa di una felpa indossata durante un’intervista televisiva. Tuttavia, il messaggio che Elena voleva trasmettere era troppo lucido, profondo e dolorosamente vero per essere compreso da chi si nasconde dietro a tali bassezze umane.
La scrittrice Valeria Parrella ha paragonato Elena ad Antigone, la protagonista della tragedia di Sofocle. In un post sui social, Parrella ha dedicato alcune parole a Elena e alla sua lotta, che è diventata anche la nostra:
“L’altro giorno pensavamo tutte a Elena Cecchettin, e oggi è lei che sta pensando a tutte noi. Ogni tanto, nella storia, una Antigone si alza accanto al corpo di chi deve seppellire e va davanti al coro del popolo e davanti al tiranno, e dimostra che quel dolore può essere lotta.”
Elena a Storie Italiane: “Una rivoluzione culturale”
Oggi Elena Cecchettin è stata ospite di Eleonora Daniele a Storie Italiane, sottolineando l’importanza di una rivoluzione culturale in questo momento storico e politico:
“Secondo me c’è bisogno di una rivoluzione culturale, nel senso che viviamo in una società che accetta troppo e in cui il ruolo della donna è costantemente sminuito. Subiamo troppe ingiustizie e non riceviamo giustizia per quello che ci succede. Non è giusto che passando davanti a un bar ci siano persone che fischiano o fanno commenti. Non è giusto e quelle persone non dovrebbero farlo. Noi non dovremmo cambiare strada per evitare di sentirli. Giulia mi faceva sempre cambiare strada quando passavamo di fronte a un certo bar, ma non è giusto che dobbiamo modificare il nostro percorso. Dovrebbero essere educati e sapere che è una mancanza di rispetto enorme. Noi abbiamo il diritto di essere rispettate, anche se siamo donne, anche se pensano che valiamo di meno. Ma non è così, noi meritiamo rispetto.”
Purtroppo, Elena, come tutte noi, aveva già capito tutto dopo la scomparsa della sorella Giulia:
“Molte volte in questa settimana mi chiedevo: ‘Come è possibile che una persona voglia fare una cosa del genere rovinando anche la propria vita?’ Non mi davo pace e cercavo di aggrapparmi a qualsiasi cosa che mi facesse pensare che forse Giulia fosse viva e che lui l’avesse portata con sé. Ma in fondo sapevo qual era la verità, l’ho capito fin dal primo momento. Quando mio padre mi ha chiamato perché Giulia non era tornata a casa ed era con Filippo, avevo già capito tutto. Volevo sbagliarmi, avere ancora speranza, ma sapevo.”
La battaglia di Elena Cecchettin è diventata la nostra, una lotta per dire basta al patriarcato e per ottenere giustizia per tutte le donne che hanno subito violenza e discriminazione. È tempo di un cambiamento culturale profondo e di un’educazione che promuova il rispetto e l’uguaglianza di genere.
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