Approda al cinema l’immaginario pop e scanzonato di Jeff Koons visto da Pappi Corsicato

Folle, toccante e assolutamente autentico: così ci è apparso Jeff Koons nel docufilm che il regista Pappi Corsicato ha realizzato su questo impareggiabile artista che con il suo sguardo fuori dagli schemi ha attraversato 40 anni della storia della cultura popolare e delle arti visive contemporanee. Controverso e geniale Koons, spesso criticato per le sue opere luccicanti, estrose e stravaganti in plastilina, porcellana e materiali gonfiabili al limite del kitsch, è in realtà molto legato ai suoi affetti familiari e alle sue radici rurali: è infatti cresciuto in una fattoria in Pennsylvania fra un padre arredatore e la madre sensibile e determinata che lo ha sempre incoraggiato e sostenuto. In ‘Jeff Koons ritratto privato’ distribuito da Nexo Digital, nei cinema solo per tre giorni dal 23 al 25 ottobre, Corsicato, un brillante cineasta che, cresciuto alla scuola del maestro iberico Pedro Almodovar, in passato ha diretto i sapidi lungometraggi ‘Buchi neri’, ‘Libera’ e ‘il seme della discordia’ e che recentemente ha prodotto vari documentari su artisti del calibro di Julian Schnabel, descrive con un linguaggio colto, nitido e arguto il mondo giocoso e pieno di vita dell’artista americano che, con il suo formidabile fiuto per gli affari e un proverbiale senso del marketing, ha elevato la banalità delle cose più semplici e degli oggetti che hanno popolato la sua infanzia spensierata a opera d’arte miliardaria.

Come l’iconica ‘Play-doh’ un ammasso di plastilina coloratissima nata da un esperimento del giovanissimo figlio Ludwig a Roma durante un soggiorno all’Hotel Excelsior o gli aspirapolveri presentati in teche di plexiglas lanciati agli inizi degli anni ’80 o ancora le aragoste e le rutilanti decorazioni natalizie blu elettrico che campeggiano sulle spalle delle sculture che rendono omaggio all’Afrodite di Cnido di Prassitele e all’Ercole Farnese di Lisippo in un affascinante rilettura dell’approccio readymade. Discusso spesso per la sua tribolata vicenda del matrimonio fallito con la pornodiva Ilona Staller oltre che per la dolorosa battaglia legale per la custodia del figlio Maximilian Ludwig nato dalla loro relazione che lo ha segnato profondamente, l’artista che eccelle per i suoi ‘inflatable objects’ pervasi di vitalistica e inebriante energia pop appare come un inguaribile ottimista, un vero guerriero che fin dagli inizi della sua carriera artistica ha saputo rialzarsi dopo disfatte non da poco.

“Sin dai primi shooting è stato chiaro che Koons ci stesse svelando qualcosa di sé e del suo stile di vita in un modo e con una generosità̀ mai visti prima”, commenta Corsicato. Il regista racconta lati assolutamente inediti dell’incensato artista che ha esposto in tutto il mondo e ultimamente in Grecia, svelando anche aneddoti molto interessanti sul suo privato, compresa la vicenda della figlia primogenita Shannon Fox che, data in affidamento alla nascita, ha poi ritrovato il padre in età adulta, una pagina commovente nella tormentata vita dell’artista d’oltreoceano. Episodio singolare per chi scrive è la collaborazione con Stella Mc Cartney: la stilista inglese, che confessa nel docu la sua ossessione per l’arte di Koons, racconta di aver avuto da lui l’autorizzazione di imprimere sui suoi aerei abiti da sera in seta alcuni dipinti del grande artista dall’intonazione surreale. Il regista, che ha saputo cogliere il lato più intimo e meno conosciuto dello scultore pop, ha in realtà glissato con garbo sulla liaison con Cicciolina che l’artista ha esaltato con le sue creazioni del periodo fra il 1989 e il 1991 del ciclo ‘Made in Heaven’ dove ha celebrato non solo la sessualità umana ma anche l’accettazione di sé.

Oltre a esplorare con rispettosa delicatezza e lirica eleganza il vissuto introspettivo di Koons, Corsicato ci apre in modo avvincente le porte del suo studio newyorchese rivelando i molteplici segreti della sua vocazione sperimentale e del suo processo creativo: nel docufilm appare evidente il raccordo fra la biografia privata e la dimensione professionale di Jeff Koons. Spiccano nella trama del docufilm di Corsicato i contributi di Julian Schnabel e di Massimiliano Gioni che ha curato una sua grandiosa retrospettiva nel Qatar. “Ho cercato di usare la mia arte per rendere le persone felici e contente di sé stesse”, spiega Koons. Realizzato con cura e con l’insolita capacità di catturare lo spirito di un grande artista, dote che va indubbiamente riconosciuta a Corsicato, questo docu merita una speciale attenzione anche per la poetica bellezza del commento musicale affidato al musicista classico Enrico Gabrielli e al sound designer Ettore Bianconi proveniente dal gruppo Baustelle.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *