I virtuosismi materici di Bottega Veneta

E’ un viaggio d’evasione in una dimensione ancestrale la nuova collezione primavera-estate 2024 disegnata da Matthieu Blazy per Bottega Veneta. Lo stilista francese, uno dei golden boy della scena fashion attuale, e uno dei suoi più validi interpreti per qualità, inventiva e ricerca evidenti dalla sua straordinaria produzione creativa, propone un ritorno a una natura magmatica ma affascinante in un mondo primordiale ma gioioso abbellito da una vegetazione rigogliosa e popolato di uccelli fantasmagorici e pesci multicolori.

La pedana dello spazio scelto come venue della sfilata è rivestita di piastrelle dai disegni naif che riproducono una natura trionfante, madre e non matrigna come la descriveva Giacomo Leopardi. Julianne Moore, avvolta in una over shirt a scacchi color verde acido, segue con attenzione uno show zeppo di soluzioni interessanti e suggestive che ampliano gli orizzonti assai angusti dell’imperante quiet luxury, comfort zone di molti big brand della moda internazionale. Ma non di Bottega Veneta.

Il designer francese dimostra di avere una marcia in più con la sua passione per Gaetano Pesce e la sua sensibilità visionaria per un ecosistema bisognoso di meticolosa attenzione e cure costanti. Si ispirano ai cactus, alle conchiglie di Nautilus, ai fiori più profumati, ai fuochi d’artificio e alle formazioni rocciose i look della nuova immaginifica collezione che alterna affilati suit sartoriali, impeccabili coat da primavera scandinava orlati di frange e abiti scultorei che evocano piante esotiche. Sono piccoli capolavori le gonne sarong di pelle e raffia intrecciate, i dress formati da tante striscioline di pelle in mille colori assemblate trasversalmente o le tuniche in nappa lucidata, i maestosi trench primaverili con la stola incorporata o anche gli abiti cerulei intessuti di lunghe frange che sembrano risultati di una stramatura del tessuto.

Gli abiti più stravaganti presentano forme organiche e simulano onde e ostriche, oppure sono punteggiati da curiosi pon pon su una base di mesh écru. La collezione è un melting pot di rimandi alle culture più disparate, dal Sud America alla Sicilia, ed è costellata di gigantismi materici che rivelano la maestria artigianale dei laboratori del brand. Gli accessori, core business della griffe di Kering, sono talismani di gran lusso. C’è il borsone weekend da portare in spalla come per un interrail miliardario, c’è la knot riprodotta in mille forme e varianti dalle strepitose lavorazioni e tinture, ci sono le tote in nappa intrecciata effetto paglia, ci sono le handbags decorate da cespugli di minuscole frange in tinte shock o quelle che sembrano sporte in foglie di banano, o ancora quelle che riproducono la carta di giornale.

E’ un trionfo del divertissement creativo che scalda il cuore e vivifica lo spirito attraverso una serie di emozioni tattili dove nulla è mai come appare. Per esempio i capi in denim sono in realtà realizzati in pelle. Il turchese brillante, il giallo sole, l’indaco e il rosso Ferrari illuminano una tavolozza di toni neutri e raffinatissimi. Nel complesso una collezione davvero riuscita, forse una delle più belle e interessanti fra quelle viste finora.


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