Bodycam e codici identificativi per le forze dell’ordine: un diritto per tutti – Ilaria Cucchi

Negli Stati Uniti, una giovane donna di 21 anni, incinta, è stata uccisa dalla polizia perché sospettata di aver commesso un furto in un negozio di alimentari. Questo episodio ha riaperto il dibattito sulla necessità di introdurre bodycam e numeri identificativi per le forze dell’ordine anche in Italia.

La senatrice Ilaria Cucchi, neo eletta tra le fila di Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, già da un anno aveva proposto l’introduzione di queste misure. Non è stata la prima a farlo, infatti nel 2019 la deputata Giuditta Pini aveva proposto l’idea dei numeri identificativi sui caschi.

Abbiamo intervistato la senatrice Cucchi sulla questione, alla luce degli ultimi episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine sia in America che in Italia.

Cucchi sostiene che la questione sia urgente e non possa più essere rimandata, perché riguarda non solo le possibili vittime di violenza da parte delle forze dell’ordine, ma l’intera categoria che rischia di essere giudicata negativamente a causa dei comportamenti di pochi.

La proposta di legge di Cucchi prevede l’introduzione dei numeri identificativi e l’utilizzo sistematico delle bodycam per evitare abusi di potere e tutelare sia i cittadini che le forze dell’ordine stesse. Questa norma è già presente in altri paesi dell’Unione Europea come Belgio, Francia, Spagna, Germania, Bulgaria, Croazia, Finlandia ed Estonia.

Cucchi sottolinea inoltre che questa proposta di legge non metterebbe in pericolo il reato di tortura, introducendo maggiore trasparenza e responsabilità. Per tutelare il reato di tortura, Cucchi ha appellato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e Amnesty International Italia ha lanciato un appello al presidente del senato, Ignazio La Russa, affinché respinga qualsiasi proposta di abrogazione del reato di tortura.

In Italia, le bodycam sono state introdotte lo scorso anno, ma il loro utilizzo è limitato e viene deciso dal responsabile del servizio in situazioni di pericolo concreto o di urgenza. I video vengono poi archiviati per 6 mesi.

Nonostante la proposta di legge di Cucchi, la sua incardinazione in Senato non è ancora avvenuta. La senatrice teme che questa proposta possa incontrare ostacoli, come già accaduto in passato per altri provvedimenti simili. Cucchi critica anche la destra, che secondo lei cerca solo di accontentare l’elettorato senza affrontare realmente il problema.

Cucchi conclude affermando che è necessario un cambiamento culturale e un rispetto dei diritti di tutti i cittadini, in particolare dei più vulnerabili. Solo partendo da questo principio si potranno ottenere risultati concreti nella lotta contro l’abuso di potere delle forze dell’ordine.

La storia di Cucchi negli ultimi 13 anni, dalla tragedia che ha colpito la sua famiglia alla battaglia per la giustizia, è un esempio di come sia possibile cambiare le cose se si crede fermamente in una causa e si affrontano gli ostacoli con determinazione.

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