Origine, fatturato e storia dei pistacchi

Pistacchi, tutti li adorano ma sapete da dove provengono davvero? Per alcuni è davvero un colpo al cuore

Il mercato mondiale del pistacchio vale milioni di dollari, ma l’Italia ne produce solamente l’1%: da dove viene estratto e lavorato.

Si tratta di un vero e proprio fenomeno di tendenza che ha preso piede in ormai diverse forme culinarie: salato, sgusciato, in crema, nei dolci come brioche e panettoni, nel gelato, nei biscotti, nella pasta e persino nel salame. Ad oggi viene definito ‘oro verde’, e in effetti, questa nomina pare fare al caso suo.

Il mercato globale del pistacchio, valutato a 3.907,07 milioni di dollari nel 2021 secondo gli analisti di mercato di Data Bridge Market Research, è proiettato a crescere significativamente. Si prevede che raggiungerà la bellezza di 5.282,52 milioni di dollari entro il 2029, con un tasso di crescita del 3,7% nel periodo di previsione dal 2022 al 2029. Questa statistica, non a caso, sta attirando l’attenzione degli investitori, attirati dal curioso fenomeno del settore del pistacchio; considerato un buono, buonissimo investimento.

È oro verde ciò che luccica: dove viene prodotto e le quotazioni da record

pistacchi pianta
Pianta di pistacchi ancora freschi – avvisatore.it

Il pistacchio, con radici nel bacino Mediterraneo, ha una storia che lo vede coltivato dagli antichi ebrei, menzionato nell’antico Testamento e nelle cronache di Plinio il Vecchio. Originariamente confinato alla Sicilia durante la dominazione araba, la sua popolarità si è successivamente estesa in Europa e in America. Dopo la seconda guerra mondiale, ha trasformato la sua immagine da prodotto costoso per la pasticceria a uno snack diffuso.

Con origini nel Medio Oriente, la coltivazione del pistacchio persiste in paesi come Siria, Turchia e Iran (peraltro, il secondo produttore mondiale). Negli anni Ottanta, la California è diventata il principale produttore mondiale, con altri paesi emergenti come Grecia e, più recentemente, la Spagna come importanti produttori europei. La produzione annua di 1 milione e 800mila tonnellate è dominata dagli Stati Uniti e dall’Iran, che insieme rappresentano il 70% della produzione mondiale (45% e 25%, rispettivamente). L’Italia, con la sua produzione, in gran parte rappresentata dal pistacchio di Bronte, costituisce solo l’1% della produzione globale.

Sebbene possa sembrare una percentuale di poco conto, il fatturato è rilevante anche nella nostra penisola. Basti pensare che nel 2020, la produzione italiana è stata di 3874 tonnellate, includendo il Pistacchio verde di Bronte Dop che costituisce il 90% della produzione nazionale. La complessità di questo frutto a guscio è comunque evidente. Quello di Bronte, da sempre considerato come prodotto eccelso, si presta a diverse lavorazioni rispetto che ad altre. Come aveva spiegato il presidente del Consorzio di tutela del pistacchio verde di Bronte Dop, Enrico Cimbali:  “Il nostro è il più buono per determinati usi, non per tutti: è minerale, si raccoglie sulla lava, ma questo non significa che sia il più buono in senso assoluto. Va bene per la pasticceria, per la gelateria, ma ad esempio non per il tostato o per i semilavorati”.