L’esprit botticelliano di Giambattista Valli

Una celebrazione della natura attraverso il balsamo rigenerante di una bellezza classica, fra Fragonard e Winterhalter, fra Goya e Hayez. Il défilé couture di Giambattista Valli per l’estate 2024 è un’ode a una femminilità aggraziata e palpitante che è anche un romantico tributo alla maestosa meraviglia di una natura terapeutica, perché secondo il couturier romano non c’è nulla di piu’ positivo e salvifico che risvegliarsi la mattina davanti a un bel fiore fresco. Impossibile dargli torto.

L’altra sera lo stilista, che in passato è stato il braccio destro di Emanuel Ungaro e che è oggi uno dei migliori ambasciatori del Made in Italy in Francia, ha mandato in scena una delle più riuscite e mature collezioni di alta moda del suo intero percorso di creativo mostrando senza spocchia una sicura padronanza delle più raffinate tecniche sartoriali. Lo stilista, che ha anche al suo attivo rilevanti esperienze nell’atelier di Roberto Capucci, ha rivelato di essere partito da uno studio meticoloso sulle forme, magniloquenti e rarefatte al tempo stesso, con un’enfasi sulla dicotomia fra silhouette filiformi e un’esplosione di volumi spettacolari e drammatici che sbocciavano improvvisamente intorno a delicati bozzoli gioiello.

La tenerezza dei fichu che sembravano rubati alle tele di Vigée Lebrun e di Fragonard, definiva il busto dei modelli neoclassici alludendo alla purezza della classica toile che è il punto di partenza del processo di creazione sartoriale, per poi cedere spazio per il ballo a un tripudio di bouillonnages arricciati a fungo che conferivano un’allure sofisticata e quasi teatrale agli abiti di gala. Vagamente impero certi fluidi robe manteaux da sera esibivano colli appuntiti a triangolo sotto il seno descrivendo una nuova linea sontuosa per gli abiti importanti da rediviva Duchessa d’Alba mentre le minute fantasie floreali mutuate forse da iconiche tele impressioniste di Renoir e Manet animavano i delicati taffetas chiné, un tipo di tissage tipico dell’epoca rococò.

Notevole il gioco un po’ illusionistico dei ricami floreali che riproducevano con gli stessi toni e disegni l’imprimé delle cappe e delle balze rigonfie. Suggestiva la palette che comprendeva tutte le gradazioni dei fiori più belli, dal ciclamino allo scarlatto delle rose passando per il verde clorofilla e il bouganville fino al bianco delle orchidee che ha siglato la mariée che incedeva sognante in una nuvola di tulle. Questo è il senso della vera haute couture. Standing ovation per questo ispirato creatore italiano dal front row in cui accanto a Lauren Santo Domingo e Giovanna Battaglia, sedevano anche Baz Luhrmann e la costumista Catherine Martin.


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