Arianna Mihajlović: la difficile battaglia contro la leucemia del marito Siniša
A Arianna Mihajlović ha raccontato per la prima volta a Verissimo gli ultimi momenti di vita del marito Siniša, scomparso nel 2022 a causa di una leucemia. “È stato un anno difficilissimo. All’inizio non riuscivo a prendere coscienza di quello che mi era successo, ora piano piano con un professionismo sto cercando di elaborare il lutto e di accettarlo”, ha dichiarato Arianna Mihajlović.
La scoperta della malattia
La prima diagnosi di leucemia di Siniša Mihajlović è arrivata nel 2019. Arianna ha raccontato: “Eravamo in vacanza in Sardegna, vedevamo che cominciava ad affaticarsi e ad avere sonno dopo pranzo. Un giorno dopo una partita di tennis non riuscì più ad alzarsi. Si fece visitare a Bologna, un giorno mi chiamò e mi disse ‘Amore, ti devo dire una cosa. Ho la leucemia’”. Arianna ha anche aggiunto: “La prima volta eravamo molto forti, eravamo convinti di vincere questa battaglia, poi quando è arrivata la seconda batosta ho avuto davvero paura di perderlo”.
Gli ultimi giorni di Siniša
Mihajlović aveva reagito bene al primo trapianto di midollo osseo, tanto da sembrare guarito. Poi nel 2022 ebbe una brutta ricaduta. Arianna ha raccontato: “Il secondo trapianto non era andato bene. I dottori ci avevano dato come ultima possibilità una cura sperimentale a Bergamo. Ci abbiamo provato. All’inizio sembrava stesse andando bene, poi però ha avuto un crollo. I medici mi hanno chiamata per dirmi che oramai non c’era più niente da fare”. Arianna ha anche rivelato che Siniša non ha mai saputo che stesse per morire: “Mi sono raccomandata di non dirgli nulla, volevo dargli una speranza. Non volevo che lui perdesse la speranza, perché lui voleva vivere. Era convinto di farcela, non pensava di morire. Non parlava mai della morte. Se ci pensava, mi diceva che gli dispiaceva non veder crescere i suoi figli”.
Ripercorrendo gli anni della malattia del marito, Arianna ha condiviso: “Ho sofferto quando è morto, ma anche i quattro anni della malattia sono stati difficilissimi. Vedere il terrore negli occhi di Siniša, i trapianti, quando le cure andavano male: sono stati momenti traumatici”. Infine, ha descritto gli ultimi istanti: “Eravamo tutti lì con lui, io, i figli, il suo miglior amico, mia madre. Abbiamo sentito il respiro che si faceva irregolare. Aveva l’affanno. Ci siamo messi tutti intorno. Gli ho preso la mano e gli ho detto: ‘Amore, non preoccuparti, ci penso io ai ragazzi, vai’, perché lui non voleva andarsene. Dopo che ho pronunciato quelle parole, lui ha fatto il suo ultimo respiro ed è morto. Poi siamo crollati tutti nel pianto. Io non avevo mai pianto in quattro anni”.
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