Pharrell colpisce ancora. Dopo la sensazionale sfilata maschile dello scorso luglio a bordo Senna conclusasi con un poetico coro gospel, ora l’artista pop e designer afroamericano con un grande pallino per la moda alza il tiro. E per Louis Vuitton, la maison di punta di LVMH che lo ha arruolato nel 2023 come successore di Virgil Abloh al timone del menswear, lo stilista originario della Virginia ha dato vita per l’inverno 2024 a un kolossal texmex in piena regola ispirandosi all’epopea dei pionieri e dei cowboy, fra rimandi a Tex Willer e riferimenti al film ‘Ombre rosse’.
La collezione, concepita come un viaggio avvincente fra i Canion e i cactus dalla Virginia alla Ville lumière, è davvero un balsamo per chi, in barba alla dilagante piaga del quiet luxury (riedizione del più anodino e trito minimalismo), crede che la Moda, quella vera intessuta di magia, belle idee e sogno, abbia ancora un futuro e soprattutto un senso, alla faccia di chi invece afferma che la moda non deve stordire l’uomo e che non deve essere oggetto di desiderio: e dove sta scritto?
Viviamo in un vero far west, per esempio il web e il mondo dei social dove tutto o quasi è praticamente ammesso e dove succede di tutto, e allora è giusto che anche la moda, che da sempre è lo specchio dei tempi, prenda atto della situazione. Qui però lo spettacolo offerto da LV, oltre che essere costruito come un rutilante connubio fra moda e arte e quindi musica, che la maison ha acutamente definito ‘ecosistema artistico’, è sicuramente catartico perché è un trionfo di ricerca e un’esaltazione dell’eccellenza artigianale che è pura bellezza e che racchiude l’essenza di quello che comunemente viene denominato LUSSO.
La collezione, imperniata sul recupero dei moduli workwear riletti in chiave luxury, e il trionfo del dandy in salsa western, è strepitosamente ricca e importate. Più che uno show quello allestito l’altra sera a Parigi negli spazi della Fondazione Louis Vuitton, sembrava un film, ma di quelli fatti con tutti crismi e destinati a diventare blockbuster. Vengono in mente la filmografia di John Wayne e talvolta anche le pellicole Spaghetti Western di Sergio Leone, ma anche’Wild Wild West’ con Will Smith e ‘Cuore selvaggio’ di David Lynch con un memorabile Nicholas Cage in giacca di pitone. Di certo ci siamo emozionati di fronte a una simile profusione di autentiche meraviglie.
A cominciare dagli accessori, che sono il core della storica maison francese e che costituiscono un capitolo a parte e davvero succoso nell’ambito dello show. La sfilata ha anzitutto segnato il lancio della colab fra Timberland e il brand transalpino che ha prodotto una serie di stivali da lavoro di nabuk impermeabile o di bufalo disponibili anche con il logo LV in oro. Ci sono poi i bauli con cui l’avventurosa parabola del marchio francese ebbe inizio circa due secoli fa e che introducono in modo scanzonato i vari segmenti dello show a ricordare che la vita in fondo è un viaggio, per poi passare alle borse, una più bella e desiderabile dell’altra, ghiotte come tante caramelle.
Ci sono le bag di pelle intarsiata che riprendono le forme delle selle, ci sono le bisacce borchiate e le steamer bag in coccodrillo argento dipinte a mano oppure in struzzo, e poi tante speedy gioiello e una nuova it-bag con manici termoformati creata proprio da Pharrell. Fra gli accessori di stagione spiccano alcuni pezzi speciali frutto delle contaminazioni fra il design di Pharrell e la creatività degli artisti originari delle nazioni Sioux Dakota e Lakota. Su alcune borse da viaggio campeggiano motivi mutuati direttamente dal lessico decorativo dei nativi americani come la croce Topa, gli elementi Parfleche e quelli che richiamano le radici naturali con rimandi alle opere d’arte che ornavano le tende pellerossa, davvero magnifico.
E poi ci sono le scarpe, stivali texani patchwork ricamati in giallo e nero da abbinare ai suit da dandy sbarcato a Las Vegas fra echi texani e soluzioni Memphis Style. Sfilano completi in denim ricamato con perline a raggi di sole o paillettes, camicie western con cuciture a punto catenella e bolo tie, chaps sfrangiati tempestati di decori, pigiami di pizzo, giacche di tweed ‘horsetooth’ oppure in pellami che simulano le goffrature delle selle. E ancora: trench ravvivati da arazzi jacquard navajo, salopette da minatore nobilitate, capi invecchiati ad arte che sembrano erosi dal sole della prateria e abiti sartoriali ricamati di fiori di rame. Il motivo damoflage comparso la scorsa stagione, che è un ibrido di damier e camouflage, si evolve qui in un nuovo cowmooflage con nuances arancio ed eclisse e in tela bovina mentre il damier e il classico Buffalo Check si mescolano con effetti interessanti. Ai look della sfilata erano abbinati preziosi occhiali da sole in oro e pelle ornati da diamanti incastonati e gioielli di argento, pelle intrecciata e turchesi anche in versione cabochon.
Lo show, iniziato con un video dell’illustratore Disney Ron Husband, si è chiuso con una performance musicale dal vivo del gruppo Native Voices of Resistance composto da musicisti originari delle nazioni abitate dai nativi americani del Nord America. “Da Louis Vuitton so che il mio compito è raccontare storie”, ha detto Pharrell Williams a MFFashion commentando una collezione epica, nutrita di vibrazioni western rivisitate con un gusto couture decisamente sofisticato.
Dispiace solo che una collezione così bella e riuscita confermi che ormai la tendenza nel fashion arrivi solo ed esclusivamente da Parigi. Ma tant’é. Almeno i cugini d’oltralpe hanno un premier dichiaratamente gay che probabilmente ama vestirsi alla moda. Sicuramente parte della collezione sarà comunque stata realizzata anche nei laboratori del belpaese. Pharrell Williams è il sacro graal di chi ama la moda vera, che Dio ce lo preservi in salute per molti anni ancora!
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