Tempi molto duri per quel che riguarda la pensione. Sembra che nel 2024, ormai in corso, saranno molti meno ad andare in pensione.
Negli ultimi tempi, da quando la forte crisi ha iniziato a fare capolino sul nostro Paese, spazzando letteralmente via ogni sicurezza su cui le generazioni fino ad allora venute al mondo avevano pensato di costruire le loro prospettive,l’argomento pensione è diventato un autentico tabù, tanto che molti ora lo possono considerare poco più che una chimera.
Sono sempre di meno i giovani che riescono a trovare lavoro, per lo meno possiamo dire per coloro che si adattano. Tanti vanno in fissa con il lavoro dei loro sogni che non è mai quello che trovano e finiscono poi per svolgerlo male e perderlo. Con ciò va, via via sempre più, attenuandosi la prospettiva di un pensionamento.
Inoltre, osservando il rovescio della medaglia, molti posti di lavoro sono diminuiti poiché attualmente occupati da pensionati lavoratori che, o non si arrendono al destino, accettando la vecchiaia, o lamentano assegni pensionistici troppo esigui, comparabilmente con il loro stile di vita.
Questo non solo, per così dire, toglie molti posti di lavoro ai giovani, la cui apparente svogliatezza odierna è anche figlia delle continue porte in faccia in un mercato del lavoro eccessivamente saturo, ma è anche conseguenza secondo la quale lo Stato tende ad alzare continuamente l’asticella sull’età pensionabile.
A che età si può andare oggi in pensione?
È una domanda che si stanno indubbiamente ponendo in tanti nel mercato del lavoro attuale. Si parlava tanto del raggiungimento dei 70 e passa anni di età, tuttavia pare che esista ancora la possibilità di una pensione di vecchiaia, per coloro che hanno superato i 67 anni e che hanno avuto modo di versare 20 anni di contributi.
Tuttavia va tenuto conto della cifra effettiva che è stata versata a livello contributivo per farsi un’idea di quanto dovrebbe ammontare la nostra futura pensione. Per 250.000€ di contributi dovrebbe in teoria spettare una pensione mensile sui 1000€. Tuttavia, se realmente si dovesse essere giunti ad un punto in cui siamo impossibilitati a proseguire nel lavoro, si può ricorrere alla Quota 103.
I pro e i contro della quota 103
Se siamo arrivati a 62 anni e abbiamo lavorato per un minimo di 41 anni, con conseguenti contributi, in questo caso tuttavia, non essendo parte del normale processo odierno di pensionamento, comporterebbe una notevole diminuzione di quello che potremmo definire il salario pensionistico. Tradotto in percentuale ci spetterebbe solo tra il 10 e il 15% della reale pensione dovuta.
Inoltre non è possibile, detto terra a terra, andare in pensione quando lo si desidera al 100%, ma solo quando sono disponibili delle finestre di adesione, che ci consentono di decidere di quale di esse usufruire per andare in pensione. Tutto ciò va anche sommato alla diminuzione dei soldi messi a disposizione dello Stato. Detto in parole povere, il 2024potrebbe essere l’anno meno indicato per andare in pensione.
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